La strada di Maria Longa
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Due erano le principali strade che attraversavano il territorio comunale; una costeggiante il Ceno con capisaldi il "conciliabolo" di Rubbiano ed il "conciliabolo" di Velium (Serravalle), l'altra, detta di Maria Longa, inerpicantesi sui crinali dei monti, costeggiando il macigno di Pietra Corva masso ofiolitico che, per la posizione e per la forma, potrebbe farsi supporre luogo di celebrazione di riti religiosi, quei riti che, secondo il latino Floro, inducevano qelle genti (i Liguri Veleiates) «sempre incitate da un dio, a non lasciare capire di ruggine o di muffa le loro armi".
Poche sono, comunque, le tracce della presenza ligure nel territorio; forse un ricordo sacro non solo a Pietra Corva ma anche a Pietra Marra e nella denominazione di Velio (ora Serravalle).
La strada di Maria Longa rimase a lungo un semplice tracciato, in terra battuta, sul crinale che divide la bassa Val Ceno e l'angusta valle del Rio Dordone senza alcun riferimento significativo che riguardi la sua storia nel periodo di dominazione bizantina.
La calata e l'insediamento in zona dei Longobardi (568-774) fanno acquisire valore a questa strada che diventa una opportuna via di comunicazione subito a ridosso delle loro retrovie, difesa dal corso di due fiumi e collegante centri di notevole interesse. Non bisogna dimenticare che la pianura intorno a Fornovo e le adiacenze della strada di Monte Bardone erano ben difese dai Bizantini il che determinava confini fluttuanti tra i Longobardi e Bizantini stessi a seconda delle sorti dei vari scontri. Per i Longobardi, dunque, la strada di Maria Longa, stabilmente nel loro territorio, divenne di fondamentale importanza.
Il valore aumentò ancora al tempo di Re Autari (584-590) quando questi occupò l'alta Val Taro e la strada poté servire da collegamento con Bardi-Borgovalditaro. Tale percorso rimase invece al margine delle vicende belliche che si svolsero, sotto il dominio di Liutprando (712-774), soprattutto lungo la vicina via di Monte Bardone. Dopo i Longobardi fu la volta dei Franchi (774-877) cui seguì il periodo cosidetto dei Vescovi o degli Ordini Monastici (8771104). Di quest'ultimo periodo rimangono impronte in diversi edifici e sopratutto in due xenodochi (ospizi) tutt'ora visibili anche se in parte modificati.
CASE RUGGINELLI: chiamata anche "La buca" la località era una importante nodo di collegamento sulla strada di Maria Longa. Distante circa un' ora di cammino a piedi sia da Fornovo Rolex replica watches che da Varano l'ospizio era opportunamente occultato alla vista dalla sua posizione a ridosso della costa ed, oltreciò, era anche ben protetto dal forte e freddo vento di crinale. Nel vecchio muro sono ancora infisse due ciotole di arenaria che ne tradiscono la funzione; un arco in cotto indica il punto d'ingresso per uomini e cavalcature. La strada prosegue poi inerpicandosi per breve tratto. Circa 500 metri in linea d'aria ma due/tre chilometri a piedi si trova la località Pagano.
IL PAGANO: un gruppo di vecchi edifici l'un l'altro addossati, affiancati da un seicentesco oratorio (ora solo faticosamente riconoscibile) rivelano l'importanza che ebbe questa località. Nel 1834 fu scoperta in questo luogo una pietra memoria del Giubileo del 1300. Ora vi si ritrovano una croce lobata e una erratica statua mozza abbandonata ai piedi del muro ove venne avulsa, raffigurante una figura religiosa mostrante un libro. Lo stato di questa statua è estremamente precario e presto non ne rimarrà che memoria scritta.
Dal periodo Monastico si passa al periodo feudale vivo e battagliero che va fino ai primi del XVI secolo. Molti sono i castelli in zona: Varano, Roccalanzona, Serravalle, Vianino, Montesalso e forse anche Viazzano che però è più facilmente riconoscibile come borgo fortificato. A cavaliere della stra i Maria Longa, probabilmente su un preesistente insediamento, sorse il castello di Roccalanzona.
IL CASTELLO di ROCCALANZONA: già esistente nel 1028 «in locas et fundas... Rocha Petraluizoni cum portione Castro et Capella seu curri ibi habente» il castello si chiamava Arx Leonum ed era stato costruito dai Rossi. Conteso dai Vinciguena di Varano Melegari passò successivamente a Pier Maria Rossi vincitore contro i Pallavicino che per ordine di Ludovico il Moro cercarono di conquistare quell'importante punto strategico. Esempio di arte militare per razionalità e semplicità di concezione, secondo l'ingegno del feudatario Pier Maria Rossi (14131482) la costruzione si riduceva ad una serie di opere sorte intorno alla più imponente di tutte: il "mastio" o "dongione" ove si combatteva l'ultima battaglia. Il castello resistette agli assalti di Sforza Il e vide susseguirsi dinastie di Rossi fino a quando nel 1666 Scipione Rossi, oberato dai debiti, lo cedette alla Camera Ducale (Rogito Pisani).
Già a quel tempo era cadente ed in rovina. Dalla Camera Ducale fu ceduto agli Ercolani di Senigallia e il feudo scomparve poi nel 1805 soppresso dalla legge napoleonica che ne fece proprietà privata. Oggi poco rimane di questa Rocca ma i resti lasciano trasparire la antica imponenza di questo castello che si può ancora ammirare passando sulla strada di Maria Longa. Terminato il periodo feudale la strada da noi percorsa perse d'importanza mentre crebbe enormemente l'utilizzo della via attigua al fiume Ceno.
LA STRADA di FONDOVALLE: proseguimento fone della «viam quam dicitur de Scaure» che toccava Felegara, corrente a valle, parallela al corso del Ceno era quella che da Fornovo o da Rubbiano, attravesato il Taro toccava Viazzano, Varano, Pegorini, Castello di Serravalle, Vianino, Robiano, Maneia. Fra queste due strade, quasi parallele, correvano congiungenti tre vie: una da Varano toccava Riviano, il Palazzo e Pietra Corva; la seconda da Varano sempre risaliva ai Pegorini, Montalti, Scaranti, Monte Salso e giungeva a Mariano; la terza dal Castello di Serravalle intersecava Faieto, Gragnano, Careno e giungeva a Pellegrino. Nella parte più a Ovest del territorio comunale spiccava il centro di Meneia fulcro di ben quattro strade: la prima per Serravalle; la seconda per Lusignano, Ceriato, Besozzola, Tione, Pianazza e Vigoleno; la terza, sulla Riva bianca, per Assirati, Rugarlo, Case Fantoni e Bardi; la quarta, toccando le falde del monte S.Cristoforo, per Gragnano.
Termina qui il veloce iter sulle antiche vie comunali in parte oggi riadattate alle esigenze moderne, in parte divenute percorsi di facili passeggiate ricche di stupendi panorami. Fiume, cielo, alberi; la stessa immagine del tempo dei Velleiati, dei Romani, dei Longobardi, dei Monaci, dei Rossi e dei Pallavicino protagonisti della rovina e della gloria ma comunque della vita di questi luoghi.
Strade, xenodochi, castelli, borghi segni tangibili della fatica e dell'ingegno umani che riscoperti trasmettono un palpito di vita passata ed un rimpianto per lo stato in cui oggi si trovano stante lo scarso interesse attuale verso "quadri" di storia mai urlata ne' imposta.
Articolo inserito il 31/03/2010